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Aprire un eCommerce senza trasformarlo in un mutuo a fondo perduto

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 11 dic
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 1 giorno fa

Aprire un eCommerce è diventato il nuovo “apro un bar sul mare”: tutti ci pensano, pochi si chiedono se abbia davvero senso. Nel frattempo, però, i numeri non stanno lì a fare filosofia. Nel 2024 gli acquisti online B2C degli italiani hanno superato i 58,8 miliardi di euro, con una crescita del 6% e un mercato prodotti che vale circa 38,6 miliardi.


In parallelo aumentano sia le aziende che vendono online (circa 88.000) sia i consumatori digitali, ormai stabilmente sopra i 30 milioni.


Il succo è semplice: il treno è partito da un pezzo. La domanda vera non è “come si fa un eCommerce”, ma: ha senso per te entrarci adesso, e in che modo, senza regalare soldi alle piattaforme e agli ADS?


aprire un ecommerce

Perché aprire un eCommerce oggi non è più un vezzo digitale


Aprire un eCommerce, sulla carta, sembra l’idea perfetta: niente affitto, niente centro storico, niente condominio che si lamenta. Poi guardi meglio e scopri che il gioco è globale: a livello mondiale le vendite online sono destinate a superare i 6.500 miliardi di dollari entro il 2025.


Tradotto: non stai aprendo “il negozio online del paese”, stai entrando in un centro commerciale infinito dove il tuo cliente, in due tab del browser, confronta il tuo prezzo con quello dei colossi. E dove il 70% dei carrelli viene abbandonato prima del pagamento.



Quindi sì, l’eCommerce è un’opportunità. Ma è un’opportunità per chi:


  • ha un prodotto o servizio che non sia copia della copia;

  • sa esattamente quanto può spendere per acquisire un cliente;

  • accetta che l’online non è “soldi facili”, ma un mestiere con regole sue, spesso più dure del negozio fisico.


Aprire un eCommerce: la differenza tra idea e azienda


Aprire un eCommerce sembra la scorciatoia perfetta: un dominio, un tema pronto, due foto fatte col telefono e via, imprenditori digitali. Peccato che funzioni al contrario.


L’idea è romantica:


  • “Lo apro per arrotondare.”

  • “Vendo quello che già ho in negozio, tanto è uguale.”

  • “Se va, bene. Se non va, almeno ci ho provato.”


La realtà è un filo più brutale:


  • ti ritrovi a pagare abbonamenti, plugin, commissioni sui pagamenti e pubblicità;

  • devi gestire resi, rotture di stock, clienti che scrivono a mezzanotte su WhatsApp;

  • ti accorgi che il tuo margine reale è più sottile del filo con cui stai tenendo insieme il progetto.


L’eCommerce funziona quando lo tratti come un’azienda: con numeri, previsioni e la spietata onestà di chiederti se il modello regge davvero.


Lavorare su un laptop

Aprire un eCommerce non è “mettere online un catalogo”


Qui casca il 90% dei progetti: si confonde il sito con il business. Un eCommerce è, banalmente, un imbuto: porti persone dentro e cerchi di farne uscire clienti vivi (e, se possibile, felici). Nel mezzo ci sono mille punti in cui il sistema può perdere pezzi:


  • il cliente non ti trova (SEO e campagne fatte a caso);

  • ti trova, ma non capisce cosa vendi;

  • capisce, ma non si fida;

  • si fida, ma il checkout è talmente pessimo che decide di rinviare;

  • rinvia e tu non lo rivedi più.



Quando si dice “aprire un eCommerce” dovresti sentire in testa un allarme: non significa caricare prodotti, significa progettare un percorso in cui ogni pagina ha un solo obiettivo chiaro. Il resto è arredamento inutile.


Il ruolo del web designer (quello vero, non il cugino che “smanetta”)


Qui entra in scena il personaggio più sottovalutato della storia recente: il web designer specializzato in eCommerce. Quello vero non mette solo i colori “che ti piacciono”.


Lavora su:


  • struttura delle categorie, per arrivare al prodotto giusto in pochi clic;

  • layout delle schede prodotto: foto sensate, descrizioni leggibili, informazioni sulla consegna messe dove servono;

  • checkout: meno campi possibile, niente sorprese su costi di spedizione, messaggi chiari fino all’ultimo clic.


In un mondo dove sette carrelli su dieci si fermano a un passo dal pagamento, ogni dettaglio di layout è fatturato perso o guadagnato.


Pensare di “risparmiare” sul web designer è come risparmiare sulle fondamenta quando costruisci una casa: sulla pianta sembra tutto ok, poi alla prima scossa inizia a cadere l’intonaco.


web designer

Piattaforme, miti e promesse: da dove inizi davvero?


Qui arriviamo al punto che tutti evitano finché non è troppo tardi: su cosa lo costruisci, questo eCommerce?


L’offerta è un menù infinito:


  • chi ti dice che con Wix fai tutto da solo “in un pomeriggio”;

  • chi giura che WooCommerce è l’unica scelta seria perché gira su WordPress;

  • chi vive di abbonamenti mensili e ti spinge verso Shopify come se fosse l’unica religione possibile.


Nel frattempo, sotto il rumore di fondo del marketing, i numeri raccontano una cosa semplice: WooCommerce resta tra le piattaforme più diffuse al mondo, con una quota che supera il 39% tra i siti eCommerce basati su CMS, mentre servizi come Wix si muovono in un’area intorno al 4–5% del mercato. Shopify, dal canto suo, intercetta una fetta sempre più ampia dei negozi online, arrivando a pesare per circa un quarto dei siti eCommerce a livello globale secondo alcune stime recenti.



Non è una gara di tifo, è una questione di modello:


  • vuoi un sistema più flessibile ma che richiede manutenzione tecnica (tipo WooCommerce)?

  • preferisci un “tutto incluso” con abbonamento fisso (stile Shopify)?

  • hai bisogno di qualcosa di ultra-guidato, con libertà limitata ma curva di apprendimento più morbida (come Wix)?


Aprire un eCommerce: la scelta che non devi improvvisare


La verità scomoda è che la piattaforma non è un dettaglio tecnico, è una scelta strategica.

  • Determina quanto dipendi da un fornitore, da un server o da un ecosistema chiuso.

  • Decide quanti costi fissi avrai tra 12 mesi, quando il progetto sarà (si spera) cresciuto.

  • Influisce sui tempi di caricamento, sull’esperienza utente e quindi sul tasso di conversione.



E soprattutto: condiziona quanto sarà complicato cambiare strada se domani ti accorgi che la soluzione scelta ti sta stretta.


UI Design

Il ponte sospeso: cosa c’è dopo il “sì, lo apro”


Riassumendo: aprire un eCommerce oggi ha senso solo se lo tratti per quello che è davvero: un investimento industriale, non un esperimento hobbistico in ore serali.


Ti servono:


  • un modello di business con numeri veri;

  • un web designer capace di tradurre quel modello in un percorso concreto;

  • una piattaforma che regga la tua crescita invece di ostacolarla.


Il pezzo che manca — e che merita un approfondimento a parte — è proprio questo: scegliere come aprire un eCommerce, passando al setaccio pro e contro di sistemi come Wix, WooCommerce e Shopify. Non a colpi di slogan, ma con la calcolatrice in mano.



Di questo, però, parliamo nel prossimo round. Qui, per ora, ti basta una domanda onesta: vuoi “avere un sito” o vuoi costruire un negozio che lavori anche quando tu sei stanco morto e hai già chiuso il portatile?


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Gerardo Fortino è un Designer di Siti Web specializzato in siti professionali, eCommerce e servizi SEO Google, attivo in tutta Italia.

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